Se sei interessato a una cessione del quinto, probabilmente saprai che è un tipo di finanziamento più semplice da ottenere rispetto a un prestito personale. Ma è lecito chiedersi se la cessione del quinto può essere rifiutata. La risposta sintetica è sì. Ecco tutti i casi in cui gli istituti di credito possono respingere la richiesta.
Quando la cessione del quinto può essere rifiutata
Iniziamo subito chiarendo che la cessione del quinto può essere rifiutata dall’istituto di credito ma non dal datore di lavoro. Una volta che la banca o la finanziaria hanno dato l’ok al finanziamento, il datore di lavoro è tenuto a rilasciare l’atto di benestare e a trattenere e versare le rate a favore del creditore.
La cessione del quinto è considerata un diritto del lavoratore e del pensionato e il datore di lavoro o l’istituto di previdenza non possono opporsi alla richiesta.
Banche e finanziarie (anche su indicazione delle compagnie assicurative che garantiscono il finanziamento) possono invece rifiutare la domanda di cessione del quinto dello stipendio o della pensione. I motivi che giustificano il rifiuto possono riguardare:
- il mancato rispetto dei requisiti previsti dalla normativa;
- la condizione lavorativa di chi chiede il prestito;
- l’età o lo stato di salute di chi chiede il prestito.
La mancanza dei requisiti richiesti dalla normativa
La normativa stabilisce che possono richiedere un prestito con cessione del quinto i lavoratori dipendenti e i pensionati. Sono invece esclusi i lavoratori autonomi e chi è titolare di una pensione sociale o di invalidità.
Restano esclusi dalla platea dei beneficiari della cessione del quinto i lavoratori assunti con un contratto di apprendistato e con alcuni tipi di contratti part-time.
Uno dei motivi per i quali la richiesta di cessione del quinto può essere rifiutata è un reddito mensile che non permette di sostenere il pagamento della rata. Sia per i lavoratori sia per i pensionati esiste una soglia oltre la quale lo stipendio o la pensione che residuano dopo il versamento del quinto non può scendere.
Per i pensionati questa soglia di salvaguardia è rappresentata dall’importo della pensione minima (di circa 500 euro). Questa soglia è vincolante: gli istituti di credito non possono concedere un prestito che erode parte di questa cifra. La stessa soglia viene tenuta in considerazione anche per i lavoratori dipendenti, anche se la normativa non la prevede esplicitamente.
La condizione lavorativa
Anche la condizione lavorativa incide notevolmente sull’esito della richiesta. La domanda di finanziamento può essere rifiutata, ad esempio, se il lavoratore è assunto in una piccola azienda con meno di 16 dipendenti, se il datore di lavoro risulta poco affidabile (perché magari ha versato in ritardo le rate di altre cessioni del quinto) o se il fondo TFR è giudicato insufficiente.
Il fondo TFR può essere eccessivamente basso perché è stato ritirato in tutto o in parte oppure perché il lavoratore è stato assunto da poco tempo. Se per i lavoratori del settore pubblico possono essere sufficienti anche solo sei mesi di anzianità di servizio, ai lavoratori dipendenti del settore privato gli istituti di credito chiedono di solito almeno un anno di assunzione.
Dal punto di vista della propria posizione lavorativa ci sono altri aspetti da considerare. Innanzitutto, va tenuto conto del tipo di contratto con cui si è assunti. Mentre non ci sono problemi per chi ha un contratto a tempo indeterminato, potrebbero esserci dei limiti per chi ha un contratto a termine. In questo caso per riuscire a ottenere il finanziamento è necessario che il rimborso termini prima della fine del rapporto di lavoro.
Età e stato di salute
Infine, un altro motivo che può portare al rifiuto della richiesta di cessione del quinto è legato allo stato di salute del richiedente. Questo aspetto non viene valutato direttamente dall’istituto di credito che concede il prestito, ma è uno dei parametri fondamentali considerati dalla compagnia assicurativa.
Nel momento in cui la compagnia deve definire l’importo della polizza rischio vita e rischio impiego tiene conto dello stato di salute complessivo di chi chiede il prestito. In presenza di gravi patologie, il rischio del finanziamento potrebbe essere considerato troppo alto e quindi portare al rifiuto della domanda di prestito.
Un discorso analogo vale per l‘età di chi chiede il finanziamento. Se è giudicata troppo alta, la richiesta può essere rifiutata. Anche se in alcuni casi la cessione del quinto può arrivare fino a 90 anni, di solito gli istituti di finanziamento concedono prestiti da rimborsare al massimo entro gli 80 anni di età.
Dal momento che il prestito con cessione del quinto può avere al massimo una durata di 10 anni, vuol dire che di solito non ci sono problemi per le richieste di finanziamento fatte entro i 70 anni. Superata questa età, la richiesta di cessione del quinto può essere rifiutata sulla base delle politiche adottate dai diversi istituti di credito.